Il Consiglio per la Ricerca in agricoltura e analisi Economia Agraria
è in centro, a poche decine di metri dalla Camera di Commercio di Asti e li una quarantina di persone ( tra ricercatori, tecnici di laboratorio ed amministrativi) si interroga su come migliorare il vino italiano. Ci troviamo nel Centro più prestigioso d’Italia, se la gioca con Conegliano Veneto, e da queste palazzine nel Monferrato partono gli studi che fanno la fortuna di una colonna dell’economia nazionale: il vino.
Le richieste arrivano sia da Enti Pubblici, come lo è del resto questo CREA, che da privati che magari chiedono di scoprire bevande dal vino private di alcol.
Abbiamo incontrato la Direttrice Dott.ssa Emilia Garcia Moruno, Dott.ssa Antonella Bosso – Responsabile di Ricerca e il Dott. Enrico Vaudano – Ricercatore , rubandoli per qualche decina di minuti al loro lavoro e al bando europeo al quale stanno partecipando per avere il sostegno economico necessario a tanto studio. Diciamolo subito: la ricerca più difficile oggi non è quella scientifica, le intelligenze e le tecnologie le abbiamo, ma quella degli euro.
Comunque tutti al lavoro con tanta speranza ed entusiasmo e ne hanno ben ragione visto cosa stanno seguendo:
per l’Europa un percorso di stabilizzazione dei vini; per la Regione Piemonte e Fondazione Cassa di Risparmio di Torino progetti per le vinificazioni alternative per la riduzione del tenore alcolico nel vino.
Ma a cosa serve quest’ultimo risultato ?
“Abbiamo estati calde, temperatura globale in ascesa e vendemmie sempre anticipate rispetto ad una volta. La conseguenza di questo clima” dice Vaudano “è che aumenta il tenore alcolico dei vini per gli zuccheri abbondanti. Non possiamo avere la Barbera a 15 gradi e quindi abbassarla a 14 gradi o 13,5 fa molto bene”
Per i committenti privati al Centro di Ricerca per L’enologia fanno studi sui lieviti autoctoni e la lotta al BRETTANOMICES, isolato per la prima volta nelle birre. “Cambia il profumo del vino” sottolinea la direttrice Moruno, di origine spagnola, laureata a Madrid ma con la passione per le nostre uve da quando sposò un astigiano. Effettivamente un fungo che sa di “sudore di cavallo” probabilmente non piace sentirlo nel bicchiere.
Ma a questo CREA si dedica. Tratta di biologia molecolare, analisi del DNA.
E’ schiva e veloce, gentile a congedarci la dottoressa Bosso. Deve tornare al progetto per l’Europa che coinvolge 5 imprese astigiane e una cuneese. “Lavoriamo perchè passi, ma se non accadesse dovremmo sollecitare dei privati” esprime il piano B di Bosso condiviso con i colleghi e “in tal senso intendiamo comunque sensibilizzare realtà che potrebbero essere pronte ad intervenire”.
Ecco cosa ci piace di queste persone. Sono riservate e lavorano per degli obiettivi precisi. Forse un po’ troppo prese nei loro laboratori e molto meno prodighe nei salotti. Non vogliamo cambiarli.Vanno bene così ma allora la Douja D’Or 2015 è con loro perché dalle cantine dei loro laboratori, con addirittura le celle che hanno “ibernato” 1500 ceppi di lievito e 300 batteri, si salga e si mettano in luce i gioielli della ricerca italiana. (e.b.)